mercoledì 30 novembre 2011

False Kiva

False Kiva, Canyonlands National Park, 7 Febbraio 2011

Nel meraviglioso Canyonlands National Park (nei pressi di Moab, Utah) si trova un sito chiamato “False Kiva”. Questo circolo cerimoniale di pietre posto all’interno di una caverna naturale aperta sul fianco di un canyon è di dubbia datazione e origine, da qui il "false” (falso) nel nome.

Quest for the False Kiva

Per gli amanti della fotografia il “False Kiva” è oggetto di grande interesse per la particolarità del panorama e per la naturale inaccessibilità del sito e difficoltà del sentiero. La componente di mistero è fortemente presente ed ha catturato il mio interesse fin dalla prima fotografia che ho visto.

Quando lo scorso febbraio ho avuto la possibilità di prolungare di alcuni giorni un viaggio negli USA ho deciso di visitare Canyonlands NP e tornare ad Arches NP ma il mio obiettivo principale era questo sito.

Nonostante l’origine sia dubbia è classificato come sito archeologico protetto e per questo NON vengono date informazioni per raggiungerlo e non viene mantenuto un sentiero segnalato. La comunità fotografica tende a seguire questa linea di pensiero (anche io) e vige la regola non scritta di non condividere il tracciato GPS che porta a raggiungere il sito.
Tutte le foto al giorno d’oggi sono geotaggate, comprese quelle che ritraggono False Kiva. Ma questo non toglie il mistero perché la posizione GPS, se seguita, porta sul bordo del canyon mentre il sito si trova 350 metri più sotto e si è molto lontani dal sentiero di discesa.

Quest for the False Kiva

Anche fotografi esperti indicano il sentiero inadatto ai timorosi e quindi con grande eccitazione, appena arrivato a Moab (Utah), mi sono recato alla stazione dei Ranger di Canyonlands NP.

Il ranger mi ha squadrato da testa a piedi e temo abbia valutato se avrei potuto alterare il ciclo alimentare di avvoltoi e coyote con la mia dipartita.
Molto gentilmente mi ha fatto vedere 3 piccole foto (inutili), mi ha dato indicazioni per trovare l’inizio del sentiero (molto utile) e mi ha chiarito che camminando fuori dai sentieri segnalati (necessario per raggiungere False Kiva) è difficile e pericoloso, è facile perdersi e poche persone alla settimana passano da quelle parti. Quest’ultimo avvertimento suona un po’ diverso essendo in un parco enorme (1366 kmq), gli unici rumori che senti sono quelli dei rapaci, delle tue scarpe ed il tuo respiro.
Dopo questo colloquio ero ancora più attirato da “False Kiva” ed allo stesso tempo mi appariva più irraggiungibile.

Questo misto di paura e fascinazione mi ha portato a posticipare l’obiettivo fino all’ultimo giorno disponibile. Con la scusa che avrei dovuto identificare il momento di non ritorno e seguire i miei passi a ritroso, per lasciare il parco e raggiungere Salt Lake City, mi sono imposto un limite di difficoltà, per non spingermi troppo oltre e gestire la preoccupazione.

A posteriori mi rendo conto che avere affrontato anche con timore reverenziale la natura non era comunque una garanzia di successo. La neve e ghiaccio sull’altipiano rendevano difficile seguire il sentiero, coprendo tracce e nascondendo i cumuli di pietre con cui i viaggiatori segnano il cammino. Inoltre la discesa lungo il fianco del canyon può portarti facilmente fuori strada, come è capitato a me.

Parcheggiata la macchina ho seguito la strada alla ricerca di un varco nella bassa vegetazione dell’altopiano e una concentrazione di impronte, segno dell’inizio del sentiero. In questa parte non si ha nemmeno la sensazione che per i primi chilometri si cammina verso il bordo del canyon, tanto l’altipiano è piatto.

Quando si giunge al bordo e si vede il canyon che qui si apre nella sua interezza, la sorpresa è grande. La discesa è possibile perché gli strati geologici della roccia dei canyon sono esposti all’erosione e sono inclinati di 30°/45° (mi sembra) costituendo una serie di scalini per giganti. La discesa consiste nel passare tra un gradone ed il successivo grazie a massi che si sono staccati dagli strati e creano degli scalini ad una scala da umani.

Quest for the False Kiva

Inizio a scendere con l’idea, completamente errata, che la grotta si trovasse sul fianco sinistro del canyon e che fosse necessario seguire un sentiero a spirale discendente. Idea confermata dalle impronte che trovavo. Il canyon, esposto al sole, non aveva neve o ghiaccio sul terreno.

Arrivato al centro della gola i gradoni iniziano ad essere più difficili da scendere e le impronte umane sono presenti anche se meno frequenti. In compenso ci sono più impronte di animali.

Arrivo fino ad un punto che mi fa riflettere sulle mie priorità. Credo che la foto dia l’idea.

Quest for the False Kiva

Se fossi sceso, credendo la via fosse giusta (non lo era) ero consapevole che forse non sarei riuscito a risalire e avrei dovuto scendere fino in fondo al canyon, e camminare a lungo per risalire da un sentiero segnato e tornare al punto di partenza.

In quel momento “False Kiva” aveva assunto la rilevanza dell’Eldorado. Il desiderio di trovarlo, la consapevolezza di esserci vicino, si scontrava con il timore di trovarsi bloccato. Alla fine, il pensiero di tornare a casa da Silvia e Abramo ha avuto la meglio e ho iniziato a risalire, a parte qualche tentativo di seguire qualche via alternativa.

A metà della risalita mi siedo un attimo per riprendere fiato e godere del panorama. Il luogo mi aveva rifiutato, “False Kiva” non si era rivelata (avevo solo sbagliato strada ma aggiungiamo gli elementi luogo segreto di origine indiana ed è un pensiero legittimo …). Pensavo che ci sarei potuto tornare con Abramo per completare la ricerca, un modo positivo di vedere la situazione. Ma ero certamente deluso dell’avere mancato l’obiettivo.

Mentre ammiro la vastità del canyon con la testa invasa dai pensieri positivi e negativi noto un particolare su una parte del terreno accumulato al centro del fianco del canyon, un luogo diverso da dove pensavo si trovasse “False Kiva”. C’era una traccia bianca che poteva essere un accumulo di qualche sedimento, forse minerali dalle rocce portati dall’acqua ed evaporati. Ma gli animali camminando anche su piani inclinati non tendono ad appiattire il terreno abbastanza da permettere l’accumulo di acqua, più probabilmente sono state delle scarpe a calpestare il terreno.

Scatto delle foto e le guardo nel display allo zoom massimo e si, quello è un sentiero e un po’ più in alto si notano due rocce piatte, impilate una sopra l’altra. Certo il caso esiste ma quello poteva essere il muretto! Scendo solo un po’ e poi cammino allo stesso livello fino al sentiero dove dell’acqua veramente si accumulava filtrando dal fianco roccioso e poi risalgo la massa di detriti che nasconde “False Kiva” alla vista.

Ci sono arrivato! L’ho trovata. Sono soddisfatto, specialmente perché la mia ricerca è stata così intensa.

Quest for the False Kiva

Anche se il cerchio cerimoniale non fosse stato realizzato dagli antichi indiani Pueblo o dagli Hopi, ben prima della “scoperta” del continente americano, rimane un luogo magico.
Se invece questo luogo risalisse veramente al XIV secolo, mi emoziona il pensiero di essere nello stesso luogo in cui i nativi americani celebravano il rito di contatto con il non tangibile, in un mondo in cui ancora non era avvenuto il contatto con l’uomo bianco. Soprattutto perché il paesaggio vedo da “False Kiva” è esattamente lo stesso, nulla è cambiato.

Quest for the False Kiva

Scatto diverse foto ma non ho molto tempo, consapevole di non avere ottenuto scatti che rendano la magnificenza del luogo.

C’è una cassetta che contiene un libro per i visitatori e lascio un mio messaggio. Nessun ha lasciato altri messaggi negli ultimi giorni.

Sono sicuro che ci tornerò. Oggi i viaggiatori sono quasi un miliardo ogni anno (Wikipedia) ma solo alcune migliaia hanno deciso di cercare questo sito, ora sono uno tra loro e conosco la strada. Ci porterò Abramo, Elia e Silvia.

In un certo senso se il luogo ti accetta, troverai il sentiero. Altrimenti spera che il dubbio ti assalga prima di procedere oltre.

giovedì 6 ottobre 2011

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A sinistra “Abe”, l’orsetto di Abramo. A destra l’orsetto del suo fratellino Elia, che arriverà tra noi a dicembre.

L’orsetto di Elia non ha ancora un nome, una cosa alla volta.

domenica 11 settembre 2011

10 anni senza le Twin Towers

Sono passati 10 anni dal terribile attacco terroristico che distrusse le Twin Towers a New York City. Un evento che ha cambiato il mondo, per l’evento stesso e le conseguenze a breve e lungo termine.

Twin Towers in New York City

Nel 2000 io e Silvia siamo stati, come altri milioni di turisti, sulla piattaforma panoramica della cima della torre sud, la prima torre a cadere la mattina del 11 settembre.

Twin Towers in New York CityTwin Towers in New York City

A 10 anni di distanza è ancora strana la sensazione di ricordare vividamente un luogo che non esiste più, o che per chi è nato dopo il 2011 non è mai esistito.

Se e quando Abramo visiterà a New York troverà una città diversa da quella che abbiamo conosciuto noi, condizione naturale in un contesto di continua evoluzione come NYC. Mi chiedo quanto difficile sarà fargli capire perché è avvenuto questo particolare cambiamento.

lunedì 18 luglio 2011

Panorami

Ho provato a “giocare” un po’ con Microsoft ICE e Microsoft Photosynth, due strumenti per comporre e pubblicare immagini panoramiche in modo semplice e coinvolgente. Il visualizzatore Photosynth è bellissimo.

Ho creato alcuni panorami partendo da foto scattate in Sardegna e in Val Venosta.

Il mio interesse primario è verso i panorami verticali o orizzontali per aumentare dettaglio e ampiezza dello scatto, ma il passo per ottenere dei panorami immersivi è breve e divertente.

Per realizzare un panorama ampio devo fare a meno della lente polarizzatrice (pena una diversa e ben visibile resa di cielo, fogliame e specchi d’acqua) e devo padroneggiare il focus alla distanza iperfocale per cui non ho ancora trovato il modo di determinare la distanza necessaria sul campo.

Ho trovato complicato il geotagging del panorama. ICE potrebbe leggere il dato dai metadati EXIF/IPTC della foto e passarlo al client Photosynth; sul sito Photosynth si potrebbero indicare direttamente le coordinate in ogni formato, senza essere obbligati a mettere il segnaposto sulla mappa.

lunedì 4 luglio 2011

La trilogia della frontiera

Uno dei libri più belli e suggestivi che abbia mai letto è la “Trilogia della Frontiera” di Cormac McCarthy. I libri “Cavalli selvaggi”, “Città della pianura” e “Oltre il confine” raccontano il mito del West che mi ha sempre attirato.

Guardando questi scenari sconfinati, in totale solitudine, la suggestione del ricordo dei libri fa il resto ed è facile immaginare di vedere un cavaliere solitario nella pianura, con chissà quali storie da raccontare.

Needles

Arches

Needles

martedì 21 giugno 2011

Al Quirinale per il Premio Nazionale per l’Innovazione

pni

Non ne ho scritto prima, solo qualche post su Facebook, perché non c’era ancora una prova da esibire…

Lo scorso martedì 14 giugno 2011 siamo stati ricevuti al Quirinale per la consegna del Premio Nazionale per l’Innovazione, insieme agli altri vincitori delle altre categorie dell’industria, del commercio e dei servizi.

aKite è stato premiato ed ho ricevuto il “Premio dei Premi” dalle mani del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.roma

All’inizio della cerimonia il Presidente ha ricevuto in dono il modello tridimensionale di un’antica piroga e Napolitano si è trattenuto a discuterne per diversi minuti, dimostrando di essere sinceramente interessato.roma

Incontrare il Presidente anche per il breve momento della premiazione è stato molto emozionante, che fortuna avere un Signore come Napolitano al Quirinale.

I premiati sono stati tanti da categorie molto diverse. C’era quasi l’intero comparto militare aerospaziale, il Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti e il nuovo Direttore Generale Rai, Lorenza Lei, fresca di nomina e di cacciata di Santoro…

mercoledì 18 maggio 2011

Delicate Arch

Delicate Arch, Arches National Park, 6 febbraio 2011

Credo non mi capiterà un’altra occasione per vivere da unico spettatore una delle meraviglie della natura come Delicate Arch.

Arches

Sono rimasto per quasi due ore ad assorbire la bellezza del luogo, quasi sempre da solo.

Dal tracciato su Gpsies.com si capisce che salendo sono finito fuori dal sentiero, avevo perso di vista la sequenza di cairns che segna la via. Al ritorno sono stato più attento.

In primavera/estate questo luogo è molto frequentato, soprattutto al tramonto. Ognuno, compreso io e Silvia, vuole fare una foto sotto l’imponente arco. Ecco uno scatto del nostro viaggio nel 2007 per dare un’idea delle proporzioni.

Arches Arches

Il secondo scatto del 2007 mostra la bella via di accesso all’anfiteatro naturale, a sinistra di Silvia c’è un bel baratro abbastanza alto da consigliare grande prudenza. Non ho una foto di questo tratto scattata lo scorso febbraio: ero troppo impegnato a rimanere in equilibrio sulla spessa lastra di ghiaccio che ricopriva il sentiero!

A febbraio la temperatura oscillava attorno allo 0° durante il giorno. Verso la fine del tramonto, nel momento in cui il disco solare non si è più visto all’orizzonte, la temperatura ha iniziato a scendere rapidamente ed il vento è aumentato. Io mi ero già raffreddato per essere rimasto fermo a lungo ed il freddo si è fatto così intenso che ho avuto qualche difficoltà a richiudere fotocamera ed il resto per il tremore alle mani. Avevo addosso 5 strati tra tessuti tecnici, sciarpa e giacca antivento, eppure non bastava.

Il cammino di ritorno mi ha subito riscaldato. Camminando verso ovest l’orizzonte, vasto come solo in America può essere, ha mostrato un continuo cambiamento di colori. Non mi sono fermato per tirare fuori la fotocamera per il freddo e per gli ululati dei coyote che, curioso e divertente ma in quel momento anche un po’ inquietante, sembravano provenire dalla stessa distanza man mano che mi allontanavo (NB: mi davano l’impressione che i coyote mi seguissero, anche se a debita distanza).

Con le torce elettriche non ho avuto problemi a seguire il sentiero e quando il buio completo mi ha avvolto la volta celeste era punteggiata da un’infinità di stelle. Uno spettacolo difficilmente visibile in Italia e in Europa.

Il West non delude mai.

lunedì 9 maggio 2011

Vertigini

Nella ricerca del sito di False Kiva (storia a seguire) questo è il punto in cui ho capito che la via proprio non poteva essere questa. Un passo in più e forse la storia sarebbe stata diversa.
Quest for the False Kiva
In questo, come in molti altri viaggi, la sera ho difficoltà ad addormentarmi: mi vengono in mente le altezze in cui mi sono trovato per raggiungere la meta ed ottenere lo scatto. Vertigini postume

venerdì 29 aprile 2011

Canyon contry

Piano piano sto pubblicando su Flickr le foto del mio viaggio nel sud dello Utah: non sono ancora capace della giusta sintesi e, anche perché considero Flickr una custodia della mia memoria, non sono riuscito a ridurre a poche le foto, probabilmente finirò per pubblicare più di 60 scatti!!!

Needles

Needles

mercoledì 6 aprile 2011

Vacanze 2011

Con largo, ma non troppo, anticipo abbiamo prenotato le vacanze estive per il 2011. Quest’anno siamo costretti a prenotare nel peggiore periodo possibile, le due settimane a cavallo di ferragosto!

Dopo una lunga ed attenta selezione, dopo avere valutato l’ipotesi per un agriturismo in Umbria, poi per una settimana sull’altopiano di Asiago, abbiamo optato per 10 giorni in un promettente hotel sopra San Candido: Berghotel Schopfenhof.


Visualizzazione ingrandita della mappa

La zona è molto bella e promette belle avventure … con Abramo nel seggiolino contiamo di fare la ciclabile fino a Lienz e se ne avrò l’opportunità, la Croda del Becco che sovrasta il lago di Braies mi attira molto.

giovedì 3 marzo 2011

Scozia 2010

Da tempo ho pubblicato su Flickr le foto del viaggio in Scozia della scorsa estate con Guglielmo ma non le avevo segnalate qui.

Ben Lawers

Questo interessante sito MyPicsMap mostra le foto georeferenziate in Flickr su una mappa. Speriamo che il sito continui ad operare a lungo.


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Su Gpsies.com ho pubblicato i tracciati delle due camminate: Ben Lawers e Ben Cruachan & Stob Diamh. Quest’ultima è stata molto impegnativa, specialmente la prima parte in cui sprofondavo nel fango ad ogni passo, per fortuna Guglielmo mi ha alleggerito prendendo sul suo zaino il mio amato/odiato treppiede in carbonio (che così leggero non è).

Ben Lawers