Harris 2024, a new hope… 16 years later.
Il nostro blog
Ovvero il blog della famiglia Bedin, composta da Davide, Silvia, il piccolo Elia e Abramo
martedì 5 novembre 2024
mercoledì 19 febbraio 2020
lunedì 3 novembre 2014
A new beginning
Come avrò modo di chiarire nei prossimi giorni la mia vita sta per cambiare radicalmente: il mio lavoro cambia e per questo mi trasferisco in una grande città lasciando indietro la famiglia per intraprendere una sfida professionale di grande difficoltà.
Il cambiamento che più mi preoccupa è non essere più presente nella vita di Silvia, Abramo ed Elia durante la settimana: da interazioni in ogni giorno dell'anno passerò a vederli solo nel 40% dei giorni. Sarà sicuramente difficile, anche più di quanto immagino, per i miei due piccolini, per me e mia moglie.
Mi tranquillizza sapere che Silvia sarà sempre con Abramo ed Elia: sono fortunati ad avere una mamma così attenta, amorevole e comprensiva.
Silvia è la mia migliore amica, oltre a tutto quant'altro si può (e non) scrivere, e ci siamo sempre stati uno per l'altra. Anche questo è parte del prezzo da pagare.
To be continued ...
lunedì 9 luglio 2012
Commenti da Kindle
Ho da poco iniziato a leggere libri su Kindle e ne sono entusiasta. La lettura è ottima, tanto quanto se non più di un libro cartaceo, non devi usare il segnalibro, c’è il dizionario integrato, pesa poco, porti tutti i libri con te, la batteria dura un’eternità.
In linea generale poi non si stampa e non si consuma carta, si risparmia tanto che entro 9 mesi conto di rientrare dell’investimento dei 99€ considerando il prezzo ridotto dei libri rispetto a quelli cartacei.
Si legge molto di più con il Kindle, la distanza tra la fine di un libro e l’inizio di un altro è giusto il tempo di sceglierne uno dallo store Amazon integrato nel Kindle.
Funzionalità interessante è la possibilità di condividere un commento e giudizio sul libro completato su Twitter o Facebook. Questa è l’unica parte negativa, parto da questo esempio:
fondamentalista riluttante è il titolo dell’opera, ma dovrebbe essere Il … oppure anche “Il Fondamentalista riluttante” … certamente manca qualcosa. Inoltre il titolo proposto dal Kindle è fondamentalista riluttante (Super ET senza la ) di chiusura.
Questo è il punto principale della critica: perché indicare l’edizione quando è più probabile volere comunicare che si è letta l’opera/testo (visto che non migliora con le edizioni … ok le traduzioni possono essere diverse ma suvvia!) e ed è ancora più probabile che, in presenza di molte edizioni, una persona ne legga una sola? E anche se l’edizione è rilevante, non è indicata in dettaglio nel link alla pagina Amazon? Quindi superflua nel testo del tweet.
Poi continua con finito da Mohsin Hamid con valutazione 4 stelle, cioè il libro l’ha finito di leggere l’autore e si è pure dato un punteggio? Forse dovrebbe essere di Mohsin Hamid, finito con valutazione 4 stelle.
Cara Amazon, che ne dici di rivedere la composizione del testo per segnalare su social network? Sono convinto che il Kindle chiama un servizio web di Amazon per preparare il test del tweet (e forse anche per inviarlo), quindi capace di fornire un testo diverso senza intervento di aggiornamento sui Kindle.
Invece di:
fondamentalista riluttante (Super ET finito da Mohsin Hamid con valutazione 4 stelle <short-link Amazon> #Kindle
questo mi sembra migliore:
Il fondamentalista riluttante, di Mohsin Hamid, finito con valutazione 4 stelle <short-link Amazon> #Kindle
Certo il testo si può modificare prima di inviarlo ma perché proporre un testo predefinito poco utile?
mercoledì 30 novembre 2011
False Kiva
False Kiva, Canyonlands National Park, 7 Febbraio 2011
Nel meraviglioso Canyonlands National Park (nei pressi di Moab, Utah) si trova un sito chiamato “False Kiva”. Questo circolo cerimoniale di pietre posto all’interno di una caverna naturale aperta sul fianco di un canyon è di dubbia datazione e origine, da qui il "false” (falso) nel nome.
Per gli amanti della fotografia il “False Kiva” è oggetto di grande interesse per la particolarità del panorama e per la naturale inaccessibilità del sito e difficoltà del sentiero. La componente di mistero è fortemente presente ed ha catturato il mio interesse fin dalla prima fotografia che ho visto.
Quando lo scorso febbraio ho avuto la possibilità di prolungare di alcuni giorni un viaggio negli USA ho deciso di visitare Canyonlands NP e tornare ad Arches NP ma il mio obiettivo principale era questo sito.
Nonostante l’origine sia dubbia è classificato come sito archeologico protetto e per questo NON vengono date informazioni per raggiungerlo e non viene mantenuto un sentiero segnalato. La comunità fotografica tende a seguire questa linea di pensiero (anche io) e vige la regola non scritta di non condividere il tracciato GPS che porta a raggiungere il sito.
Tutte le foto al giorno d’oggi sono geotaggate, comprese quelle che ritraggono False Kiva. Ma questo non toglie il mistero perché la posizione GPS, se seguita, porta sul bordo del canyon mentre il sito si trova 350 metri più sotto e si è molto lontani dal sentiero di discesa.
Anche fotografi esperti indicano il sentiero inadatto ai timorosi e quindi con grande eccitazione, appena arrivato a Moab (Utah), mi sono recato alla stazione dei Ranger di Canyonlands NP.
Il ranger mi ha squadrato da testa a piedi e temo abbia valutato se avrei potuto alterare il ciclo alimentare di avvoltoi e coyote con la mia dipartita.
Molto gentilmente mi ha fatto vedere 3 piccole foto (inutili), mi ha dato indicazioni per trovare l’inizio del sentiero (molto utile) e mi ha chiarito che camminando fuori dai sentieri segnalati (necessario per raggiungere False Kiva) è difficile e pericoloso, è facile perdersi e poche persone alla settimana passano da quelle parti. Quest’ultimo avvertimento suona un po’ diverso essendo in un parco enorme (1366 kmq), gli unici rumori che senti sono quelli dei rapaci, delle tue scarpe ed il tuo respiro.
Dopo questo colloquio ero ancora più attirato da “False Kiva” ed allo stesso tempo mi appariva più irraggiungibile.
Questo misto di paura e fascinazione mi ha portato a posticipare l’obiettivo fino all’ultimo giorno disponibile. Con la scusa che avrei dovuto identificare il momento di non ritorno e seguire i miei passi a ritroso, per lasciare il parco e raggiungere Salt Lake City, mi sono imposto un limite di difficoltà, per non spingermi troppo oltre e gestire la preoccupazione.
A posteriori mi rendo conto che avere affrontato anche con timore reverenziale la natura non era comunque una garanzia di successo. La neve e ghiaccio sull’altipiano rendevano difficile seguire il sentiero, coprendo tracce e nascondendo i cumuli di pietre con cui i viaggiatori segnano il cammino. Inoltre la discesa lungo il fianco del canyon può portarti facilmente fuori strada, come è capitato a me.
Parcheggiata la macchina ho seguito la strada alla ricerca di un varco nella bassa vegetazione dell’altopiano e una concentrazione di impronte, segno dell’inizio del sentiero. In questa parte non si ha nemmeno la sensazione che per i primi chilometri si cammina verso il bordo del canyon, tanto l’altipiano è piatto.
Quando si giunge al bordo e si vede il canyon che qui si apre nella sua interezza, la sorpresa è grande. La discesa è possibile perché gli strati geologici della roccia dei canyon sono esposti all’erosione e sono inclinati di 30°/45° (mi sembra) costituendo una serie di scalini per giganti. La discesa consiste nel passare tra un gradone ed il successivo grazie a massi che si sono staccati dagli strati e creano degli scalini ad una scala da umani.
Inizio a scendere con l’idea, completamente errata, che la grotta si trovasse sul fianco sinistro del canyon e che fosse necessario seguire un sentiero a spirale discendente. Idea confermata dalle impronte che trovavo. Il canyon, esposto al sole, non aveva neve o ghiaccio sul terreno.
Arrivato al centro della gola i gradoni iniziano ad essere più difficili da scendere e le impronte umane sono presenti anche se meno frequenti. In compenso ci sono più impronte di animali.
Arrivo fino ad un punto che mi fa riflettere sulle mie priorità. Credo che la foto dia l’idea.
Se fossi sceso, credendo la via fosse giusta (non lo era) ero consapevole che forse non sarei riuscito a risalire e avrei dovuto scendere fino in fondo al canyon, e camminare a lungo per risalire da un sentiero segnato e tornare al punto di partenza.
In quel momento “False Kiva” aveva assunto la rilevanza dell’Eldorado. Il desiderio di trovarlo, la consapevolezza di esserci vicino, si scontrava con il timore di trovarsi bloccato. Alla fine, il pensiero di tornare a casa da Silvia e Abramo ha avuto la meglio e ho iniziato a risalire, a parte qualche tentativo di seguire qualche via alternativa.
A metà della risalita mi siedo un attimo per riprendere fiato e godere del panorama. Il luogo mi aveva rifiutato, “False Kiva” non si era rivelata (avevo solo sbagliato strada ma aggiungiamo gli elementi luogo segreto di origine indiana ed è un pensiero legittimo …). Pensavo che ci sarei potuto tornare con Abramo per completare la ricerca, un modo positivo di vedere la situazione. Ma ero certamente deluso dell’avere mancato l’obiettivo.
Mentre ammiro la vastità del canyon con la testa invasa dai pensieri positivi e negativi noto un particolare su una parte del terreno accumulato al centro del fianco del canyon, un luogo diverso da dove pensavo si trovasse “False Kiva”. C’era una traccia bianca che poteva essere un accumulo di qualche sedimento, forse minerali dalle rocce portati dall’acqua ed evaporati. Ma gli animali camminando anche su piani inclinati non tendono ad appiattire il terreno abbastanza da permettere l’accumulo di acqua, più probabilmente sono state delle scarpe a calpestare il terreno.
Scatto delle foto e le guardo nel display allo zoom massimo e si, quello è un sentiero e un po’ più in alto si notano due rocce piatte, impilate una sopra l’altra. Certo il caso esiste ma quello poteva essere il muretto! Scendo solo un po’ e poi cammino allo stesso livello fino al sentiero dove dell’acqua veramente si accumulava filtrando dal fianco roccioso e poi risalgo la massa di detriti che nasconde “False Kiva” alla vista.
Ci sono arrivato! L’ho trovata. Sono soddisfatto, specialmente perché la mia ricerca è stata così intensa.
Anche se il cerchio cerimoniale non fosse stato realizzato dagli antichi indiani Pueblo o dagli Hopi, ben prima della “scoperta” del continente americano, rimane un luogo magico.
Se invece questo luogo risalisse veramente al XIV secolo, mi emoziona il pensiero di essere nello stesso luogo in cui i nativi americani celebravano il rito di contatto con il non tangibile, in un mondo in cui ancora non era avvenuto il contatto con l’uomo bianco. Soprattutto perché il paesaggio vedo da “False Kiva” è esattamente lo stesso, nulla è cambiato.
Scatto diverse foto ma non ho molto tempo, consapevole di non avere ottenuto scatti che rendano la magnificenza del luogo.
C’è una cassetta che contiene un libro per i visitatori e lascio un mio messaggio. Nessun ha lasciato altri messaggi negli ultimi giorni.
Sono sicuro che ci tornerò. Oggi i viaggiatori sono quasi un miliardo ogni anno (Wikipedia) ma solo alcune migliaia hanno deciso di cercare questo sito, ora sono uno tra loro e conosco la strada. Ci porterò Abramo, Elia e Silvia.
In un certo senso se il luogo ti accetta, troverai il sentiero. Altrimenti spera che il dubbio ti assalga prima di procedere oltre.
giovedì 6 ottobre 2011
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A sinistra “Abe”, l’orsetto di Abramo. A destra l’orsetto del suo fratellino Elia, che arriverà tra noi a dicembre.
L’orsetto di Elia non ha ancora un nome, una cosa alla volta.